Val Cavallina Hotel - Guida Turistica

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 La storia umana in queste zone è millenaria e ha lasciato la sua forte impronta secolo dopo secolo. Sono stati registrati in Val Cavallina segni della presenza dell'uomo sin dalla preistoria; ritrovamenti paleolitici e neolitici rimangono a testimonianza di un passato importante. La posizione della valle, sulla direttrice di collegamento tra la pianura e le regioni alpine, ne ha segnato la storia in epoca romana. Ma è nel Medioevo, periodo di continui scontri fra le Signorie, che la Val Cavallina assume un ruolo strategico. In ricordo di quel periodo resta la pietra, la pietra di torri e castelli che proiettano la loro sagoma sulle acque tranquille e quelle di palazzi e ville che spuntano eleganti dal verde dei giardini. E incontriamo la storia e le testimonianze architettoniche del passato anche nelle rustiche costruzioni abitative, nei santuari e nelle numerose chiese.
Museo di Val Cavallina
Via Nazionale, 67 c/o Palazzo Bettoni
24060Casazza (Bg)
Tel. 035/810640
 Periodo di apertura:ogni mercoledì, sabato e domenica dalle ore 14.30 alle ore 18.00
 Per accedere al museo in altri giorni e/o in orari diversi è possibile contattare la Comunità montana Val Cavallina Il Museo di Valle si trova a Casazza ed è collocato all'interno di Palazzo Bettoni, storico edificio che si affaccia da epoca rinascimentale sul principale asse viario della Valle, la statale 42.
 Il Museo ha lo scopo di raccogliere, catalogare e studiare i materiali che si riferiscono alla storia, all'ambiente e alla gente della Valle, favorendo la conservazione e la ricerca scientifica di materiali di vario genere che fanno parte della tradizione locale. L'allestimento ha privilegiato un'impostazione tematica che presenti alcuni pezzi utili profilare un discorso sull'attività dell'uomo e sull'uso delle risorse locali. I materiali raccolti rispondono al criterio di appartenere con certezza all'ambito culturale del luogo di provenienza. L'esposizione è organizzata in quattro sale tematiche che coincidono con quattro diverse tipologie di risorse ambientali.
 La presenza degli attrezzi fa da stimolo e da supporto alla trattazione specifica delle singole sezioni attraverso dei pannelli sui quali il tema viene affrontato con l'utilizzo di cartografie, foto storiche e attuali, testi, riproduzioni di documenti d'epoca. È possibile inoltre accedere, attraverso lo strumento informatico, alla consultazione di materiali cartografici, fotografici e documentali che completano ed integrano quanto esposto nelle sale. Oltre alla visita individuale il Museo offre la possibilità di visite guidate per gruppi organizzati o per scolaresche, inoltre, mediante prenotazione, si può accedere ad attività didattiche esterne di conoscenza guidata del territorio che prevedono l'accesso ad ambienti tipo, naturalistici ed antropici.
Museo d'arte contemporanea di Luzzana - Donazione Meli
Via Castello, 1 c/o Castello Giovanelli
24069Luzzana (Bg)
Tel. 035-822829
Fax 035-822860
 Orari apertura:aperto su prenotazione
 L'occasione per rendere fruibile il Castello a tutta la comunità di Luzzana, e all'intera Val Cavallina, è stata la donazione di oltre 300 opere da parte dello scultore Alberto Meli e della pittrice Ester Gaini Meli. Presso il Palazzo Giovanelli, detto il Castello, ha trovato infatti collazione una raccolta di arte moderna intitolata allo scultore Alberto Meli e la pittrice Estr Gaini. Alberto Meli propone opere ispirate ai diversi periodi espressivi dal dopoguerra ad oggi, sia di stie figurativo che astratto. Tracce di cultura europea colta, moderna e tradizionale che per decenni l'artista ha praticato, coniugando frequentazioni illustri con la sua origine valligiana. Realizzate utilizzando materiali e tecniche eterogenee, le sculture del Meli attingono a diverse tematiche, anche religiose, interpretando le radici culturali della valle. Il museo rende disponibili ai visitatori una sala multimediale e un laboratorio didattico per la sperimentazione da parte dei ragazzi, creando cosìe un raccordo tra arte, cultura ed esperienza diretta.
Castello dei Suardo
Strada degli Asini 8
24060Bianzano (Bg)
Tel. 039/380374
Periodo di apertura:solo in luglio e agosto, giovedì e sabato Orari apertura:ore 17.30
 Il castello sorge ai piedi del centro abitato di Bianzano ed è rivolto verso la Valle Cavallina. Il castello di Bianzano non fu mai abitazione nobiliare, ma "castello-ricetto", ossia ricovero a difesa di prodotti agricoli, per via della posizione in collina, e rifugio per i viandanti, commercianti, trafficanti.. Lo testimoniano il secondo ed il terzo piano, tutti in terra battuta, le sole quattro bifore al piano più alto e i lunghi locali sovrapposti in lato valle.
 Il complesso, a due piani, ha robustezza di mura salde, di forma perfettamente quadrangolare con gli angoli orientati verso i quattro punti cardinali. E' dominato da una torre incentrata nel lato d'ingresso, di notevole altezza (m. 25). tuttora efficiente per maestà di costruzione, a base di pietre squadrate, resistenti ai geli della zona montana, scavate sulla montagna sovrastante. L'edificio è diviso da una lieve cornice di sasso marrone di Sarnico in due parti: l'inferiore è fatta a bugne con blocchi di notevole dimensione e ben connessi. Il portale è di stile gotico con arco a sesto acuto, dominato dal blasone o stemma nobiliare. E' recintato da doppio ordine di mura, racchiudenti vallo e ponte levatoio, con due torrioni sporgenti dalle mura, per potersi difendere in caso di assalti dalla valle. In uno spigolo dell'edificio si riscontrano tuttora alcuni elementi di merlatura ghibellina.
 L'atrio d'ingresso pavimentato a ciottoli è coperto da volta a botte, è dipinto con vivaci colori da mano maestra, configuranti amorini che giocano, adorni di ghirlande di fiori secondo lo stile cortigianesco del tempo, e raffigura altresì le quattro virtù cardinali, perché sede di giustizia. Lo stemma della famiglia Suardo, collocato sopra il portale d'ingresso al Castello, rappresenta un leone rampante e un'aquila artigliante che azzanna una preda di selvaggina. I colori sono il giallo ed il rosso.
Castello di Mologno
24060 Casazza (Bg)
 Il Castrum de Molonii sorse lungo la strada, oggi pressoché abbandonata, proveniente da Borgo di Terzo. È possibile ipotizzare la forma dell'impianto: una disposizione ad L, con due corpi di fabbrica disposti lungo i lati meno difesi naturalmente e una torre posta lungo il lato nord, nel punto dove i due corpi si accostano. I lati sud e ovest non dovevano presentare edifici importanti, ma semplicemente un muro di cinta, di cui sono ancora visibili alcune tracce, che si innestava sul ciglio del pendio naturale. La torre del castello, attualmente visibile solo per la parte superiore, si presenta piuttosto bassa e con copertura a due falde. Si può pensare ad un ridimensionamento in altezza, compiuto forse nel corso del '400, quando il signore locale, Iacobo Suardi, subì, con l'avvento della Repubblica di Venezia, la confisca di tutti i beni. Per quanto riguarda la datazione, l'osservazione di alcune aperture, principalmente porte, conservatesi nel corpo nord lungo il lato un tempo rivolto sulla corte interna, suggerisce di collocare il complesso attorno alla metà del XIII secolo.
Il castello Giovanelli di Luzzana
Via Castello
24069Luzzana (Bg)
 L'edificio di maggior rilievo di Luzzana è il castello. I resti delle prime strutture, tra cui la torre, il portale, alcuni particolari del muro e le varie porticine, fanno risalire la costruzione del castello alla fine del XIII secolo. Le testimonianze più evidenti del fortilizio sono il fossato, sul lato occidentale, e il basamento della torre, con volta a botte e struttura muraria in conci squadrati di pietra. La parte sommatale della torre, che sporge in altezza rispetto alla villa, ha ricevuto, forse nel settecento, una sistemazione con logge e bifore su quattro lati. Verso la fine del 1500, questo vecchio maniero fu trasformato in abitazione civile dai Conti Giovanelli. Un secondo ampliamento venne attuato nella seconda metà del 1700, in concomitanza con la costruzione del Palazzo del Patriarca. A 50 metri dal lato occidentale del castello, sorge il fortilizio; sul lato nord invece s'innalza un massiccio torrione. Da uno scantinato adiacente alla Torre dei passeri, parte una galleria che sbuca sotto il cavalcavia di via del Castello; questa era certamente un'antica uscita di sicurezza.
Castello di Monasterolo
Via Castello 1
24060 Monasterolo del Castello (Bg)
Tel. 035/811694
 All'estremità meridionale del lago di Endine, su una piccola collina d'origine morenica, è situato il castello di Monasterolo. Certamente di origine medievale non ebbe probabilmente mai funzioni esclusivamente difensive; presenta analogie con il castello di Bianzano, anche perché ambedue appartenevano alla famiglia ghibellina dei Suardi. Accurati restauri hanno ridato splendore all'insieme, cosicché oggi il castello si presenta come una meta da riscoprire, racchiudendo in sé le bellezze ambientali e artistiche che costellano la Valle Cavallina. Il giardino del castello è ritenuto uno tra i più belli esistenti oggi in Italia settentrionale. Il giardino, abbozzato nel 1938 dalla contessa Terni de Gregorj Taylor, si è andato configurando ad opera degli eredi ed attuali proprietari, la famiglia Sforza Francia. Disposto sull'altura, si apre con un prato all'inglese, circondato da una siepe modellata secondo i canoni del tardo rinascimento e del barocco. Attorno ad esso si estende un semplice giardino paesaggistico che sfuma nella vegetazione spontanea autoctona del fondovalle lacustre. Quest'area era occupata, fino alla metà degli anni trenta, da prati e frutteti ed era percorsa da una mulattiera che, tra filari e pioppi e gelsi, saliva al castello. Di quell'antico paesaggio rimangono alcuni gelsi, noci e ciliegi ed un filare di uva americana. Tra le collezioni di alberi ed arbusti, ricchissima è quella dedicata a specie dagli spettacolari colori autunnali.
 Il giardino propone una notevole ricchezza botanica: numerose specie di aceri, provenienti da diversi continenti e presenti in molte varietà, ciliegi e meli ornamentali e diverse specie di Quercus, Euonymus, Crataegus e Berberis. Si possono inoltre ammirare latifoglie raramente presenti nei giardini italiani e anche svariate piante che hanno mantenuta immutata la loro forma per milioni di anni e che vengono, a ragione, considerate veri fossili viventi. Oltre a moltissime altre specie e varietà, tra cui pini, cedri, tassi, sugli spalti del castello vi sono orti e aiuole che forniscono fiori da taglio per tutte le stagioni e, nel cortile del castello, una collezione di gelsomini in vaso.
Buca del Corno
24060 Entratico (Bg)
 Periodo di apertura: l'ingresso è protetto da una cancellata e l'accesso alla grotta è consentito nei giorni festivi da maggio a settembre (14.30/17.00)
Orari apertura: dalle 14.00 alle 17.00 nei periodi indicati
 La Buca del Corno è situata sulle pendici a nord del monte Sega, sopra Entratico, a quota m. 470 s.l.m.. Si sviluppa con le sue diramazioni per 385 metri nei calcari del periodo giurassico, con dislivello di ascesa di soli 36 metri ed un percorso abbastanza orizzontale. Vi si accede tramite un ampio imbocco seguito da una galleria iniziale, nella quale si apre un alto vano a camino, detto "sala della cascata". A circa 180 metri dall'ingresso si giunge nella "sala del vortice". É la sala più grande, dalla quale dipartono due gallerie: una sopraelevata ed asciutta, accessibile mediante una scaletta, e l'altra percorsa dall'acqua. La prima sfocia nella parte alta della galleria terminale e da cui si stacca lateralmente un meandro che conduce alla "sala della frana", con depositi argillosi che chiudono il passaggio; la seconda giunge ai piedi di una parete verticale, in cima alla quale si apre un cunicolo (non accessibile) che immette all'esterno, alla base di un grande pozzo assorbente che rappresenta l'origine della caverna. La grotta ospita varie specie del regno vegetale appartenenti a gruppi molto diversi, muschi, epatiche, creste licheniche. I pipistrelli risultano scomparsi da diversi anni, mentre è ancora attiva la presenza di salamandre, ragni e coleotteri. La ricerca paleontologica ha evidenziato l'uso della caverna come grotta sepolcrale nell'età del rame (terzo millennio A.C.). I reperti rinvenuti in vari punti della grotta consistono in frammenti ceramici, cuspidi di freccia in selce, accette in pietra levigata, elementi di falcetto, una collana con anellini di calcite e numerosi resti umani.
Grotta Buco del Corno di Vigano San Martino
24060Vigano San Martino (Bg)
 Un'altra importante testimonianza archeologica in Val Cavallina è rappresentata dal complesso di piccole grotte che si aprono sopra l'abitato di Vigano San Martino e che un tempo formavano i diverticoli di una cavità più ampia. In due di queste, denominate unitariamente Buco del Corno, furono rinvenuti importanti reperti: ossa di jena, orso, cervo, lupo e una sepoltura umana con elementi di corredo: un dente forato e uno spillone in bronzo decorato. Queste testimonianze, risalenti a circa 8.000 anni fa, qualificano il Buco del Corno di Vigano come uno degli insediamenti paleolitici più antichi della Lombardia.
Chiesa di Santo Stefano
Via Europa Unita
Berzo San Fermo (Bg)
Giorno di chiusura: la chiesa è sempre chiusa, è necessario rivolgersi al Comune di Berzo San Fermo o alla Parrocchia, tel. 035.821127
 La chiesetta è posta sull'angolo a nord-ovest del piccolo altipiano su cui si adagia Berzo S. Fermo. La prima attestazione scritta compare all'inizio del trecento, in una lista di chiese e dei loro rappresentanti convenuti al Sinodo bergamasco, svoltosi nel 1304. Lo studio delle origini della chiesa è senza dubbio complesso; da un punto di vista archeologico si presenta oggi come il risultato di stratificazioni e ampliamenti successivi nel tempo. Il nucleo più antico risale almeno al secolo XI, e si trova sul lato nord dell'edificio, identificabile con il piccolo locale della sacrestia, verso il campanile. Degno di nota, all'interno della chiesa, un affresco dipinto sull'abside dietro al piccolo altare, databile fra il sei ed il settecento, in cui viene raffigurato il protomartire Stefano sul punto di essere lapidato. La vittima vestita di rosso è seduta a terra e volge lo sguardo in alto, dove si intravedono il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Dietro, quasi a sovrintendere la scena, sta un membro del Sinedrio attorniato da alcuni giovani in procinto di scagliare pietre.
Parrocchiale dei SS. Fermo e Rustico
Via San Giovanni Bosco 8 Berzo San Fermo (Bg)
Tel. 035/821127
 Nel luogo in cui la tradizione vuole che sostarono le reliquie dei martiri Fermo e Rustico venne innalzata una cappella; la pietra su cui furono appoggiati i corpi dei santi fu posta ala base dell'altare. Questa piccola struttura rimase semplice cappella per più di cinque secoli, mentre nel XIV la chiesa di S. Stefano fungeva da parrocchiale. Nel 1314, nello stesso luogo dove sorgeva la cappella fu edificata una nuova chiesa, sempre dedicata ai santi Fermo e Rustico; la struttura era composta da due navate, coperte a volta e divise tra loro da due colonne su cui si innalzavano archi a tutto sesto. Il coro era rivolto ad est e l'unico portale d'ingresso, protetto da un porticato era sul fianco rivolto a mezzogiorno. Nel 1360 questa chiesa compare in alcuni documenti come parrocchia autonoma. Nel 1602 il parroco decise di ingrandire la chiesa invertendone l'orientamento: l'altare fu rivolto ad ovest e la facciata ad est. La soffittatura era ad intagli, con fregi e figure scolpite in legno. Nel 1607 Gian Paolo Cavagna affrescò l'ancona centrale del presbiterio rappresentando il Martirio dei SS. Fermo e Rustico. Tra il 1628 e il 1629 furono ampliati il coro e la sagrestia e allestito l'altare maggiore; l'affresco del Cavagna fu elevato e sistemato nella nuova parte arcuata del coro. La parrocchia subì in seguito altri interventi: fu allargata la cappella del S. rosario, venne sopraelevato il campanile, ampliata la torre campanaria e successivamente restaurata la facciata con lastre di marmo di Zandobbio. Al suo interno sono ben conservati dipinti di Gianbettino Cignaroli, Francesco Lorenzi e gli affreschi del Cavagna e di Federico Ferrario.
Chiesa Parrocchiale di San Rocco
Via Chiesa 1
24060Bianzano (Bg)
Tel. 035/814024
 Costruita su volontà di S. Carlo Borromeo, che nel 1575 venne in visita pastorale a Bianzano, fu consacrata nel 1614; verso la fine del 1800 venne aggiunta un'altra navata e la facciata. In seguito venne costruito lo snello e robusto campanile in pietra, con una cella campanaria ad archi a tutto sesto ed i cornicioni lavorati in pietra di Sarnico. Lo snello e robusto campanile, tutto in pietra battuta e della migliore sormontato da una cella campanaria ad archi a tutto sesto con cornicioni lavorati in pietra di Sarnico, fu costruito nel 1850 ed è stato recentemente restaurato. La torre campanaria è abbellita della statua in bronzo di S. Rocco, montata su perno girevole a segnare la direzione di venti. Il portale d'ingresso è in pietra di Sarnico, scolpita in modo semplice, con fregi moderati; lo stesso stile è ripetuto nel finestrone. Entrati in Chiesa si può osservare nella parte destra la cappella del Battistero, dove si può ammirare un quadro raffigurante il Battesimo di Gesù nel Giordano. La parte superiore del Battistero è di legno scolpito, un magnifico complesso esagonale di scuola fantoniana. Ancora del Fantoni sono, sull'altare, la sede dei concelebranti e del coro. Gli altari laterali sono arricchiti con tele di fine 1500: San Francesco, opera di Palma il Giovane e la Madonna del Rosario di Ruggero Milanese.
Santuario di Santa Maria Assunta
Via Cimitero
24060Bianzano (Bg)
Orari apertura: per le visite è necessario accordarsi contattando la parrocchia, tel. 035.814024
 Solitaria e isolata in aperta campagna, lontana dal centro abitato, sorge il santuario di Santa Maria Assunta che gode di un panorama spazioso. Fu costruita nel 1234 e successivamente ristrutturata nel 1727, come riporta una lapide inserita nella parete di destra all'ingresso del Santuario; per quasi quattro secoli, dal 1234 al 1614, la chiesetta svolse il ruolo di chiesa parrocchiale. L'attuale campanile risale alla seconda metà del Settecento, è a forma quadrata, divisa in tre parti da listelli sporgenti, con una chiesa campanaria a quattro fornici. L'altare, eseguito attorno al 1690 dal Fantoni, è un tempietto a piana centrale, semiottagonale. Attorno alla Chiesa, infine, si possono notare le numerose tombe che risalgono al periodo compreso tra la costruzione del Santuario all'età napoleonica. Sulla parete destra del Santuario è collocato il "Signurù", un Cristo sofferente dal volto austero e rassegnato. Grande è la devozione della popolazione verso questa statua, che viene portata in processione la terza domenica di luglio durante la "festa del Signurù". La solennità, istituita durante l'ultima guerra affinché il Redentore proteggesse i Bianzanesi, prende spunto da una leggenda. Il Signurù, un tempo crocifisso ed appeso alla parete di S.Maria Assunta, incuteva terrore e sgomento tra i fedeli, soprattutto tra i bambini. Fu quindi deciso di seppellirlo in aperta campagna. I lavori di sepoltura non erano ancora terminati quando si scatenò una disastrosa burrasca che distrusse campi e raccolto. Qualcuno allora propose di disseppellire la statua da quella terra non consacrata. Da quel momento il sereno fu immediato. Era la terza domenica di luglio.
Santa Maria in Misma
24060 Cenate Sopra (Bg)
 Tra i più antiche chiese della zona, risale infatti, al XIII sec., Santa Maria in Misma, è dedicata all'Assunzione della Madonna e fu sede, un tempo, di una collegiata di canonici. Il santuario conserva una originale struttura romanica, alla quale nel 1500 sono state apportate modifiche e, più tardi, ai primi del 1600, aggiunte barocche, specialmente all'altare maggiore e sulle cimase delle porte. L'edificio, ben restaurato, si trova a circa 800 metri di altezza, sul sentiero che porta in vetta al monte Misma. Secondo alcuni Misma trae il suo nome dal fatto che si trova a metà (mesema, mesma) dall'antica mulattiera che si pensa collegasse la Val Cavallina alla Val Saleriana Per questa chiesa Giovanni Battista Moroni dipinse il celeberrimo quadro dell'Assunzione, ora conservato all'altare di destra della chiesa parrocchiale di Cenate Sopra.
Chiesa di San Giorgio
Via S. Giorgio
24060 Endine Gaiano (Bg)
Tel. 035/825004
 La chiesa parrocchiale, dedicata a S. Giorgio martire, fu eretta nel 1300. Il verbale della visita pastorale di S. Carlo Borromeo, 27 ottobre 1575, descrive le caratteristiche della chiesa: era una navata lunga 29 braccia e larga 10. La chiesa subì in seguito, notevoli ampliamenti e restauri come evidenzia l'iscrizione posta sopra la bussola: "edificata sec. XIV -ricostruita nel 1783 - ampliata nel 1883 - decorato il presbiterio nel 1899 - ripulita nel 1933 -restaurata nel 1969". Al suo interno, sopra il quarto altare a sinistra, si trova la pala raffigurante la "Madonna del Rosario" di Gian Paolo Cavagna. Nella seconda abside a sinistra è collocato il dipinto raffigurante la "Madonna col Bambino in gloria e i Santi Rocco, Remigio e Sebastiano" di Domenico Carpinoni. Si trovano inoltre dipinti di notevole pregio: S. Giorgio, Adorazione dei Magi, Natività di Nostro Signore, Madonna Immacolata e la Vergine con Bambino tele ad olio del 700' di autore ignoto. L'altare maggiore, le cantorie e la statua della Madonna Addolorata sono di scuola fantoniana. Nella sagrestia sono conservati diversi armadi intagliati, di cui uno datato 1757.
Parrocchiale di San Vittore
Via S. Vittore ( Piano di Gaverina ) 3
24060 Gaverina Terme (Bg)
Tel. 035/810154
 Lungo la strada per Gaverina, in località Piano, si trova la parrocchiale dedicata a S. Vittore Martire; ultimata nel 1488 fu ristrutturata nel 1780 e ampliata nuovamente 1800. Nel 1902, su lavori dell'architetto Muzio, la parrocchiale subì ulteriori modifiche, venne orientata a sud per traverso alla vecchia parrocchiale, di stile barocco è riccamente decorata con lavori del Taragli e affreschi di Morgari. Sorge in posizione dominante rispetto alla coca. All'interno la pala dell'altare maggiore con la Madonna in trono con Bambino e i Santi Vittore e Fidenzio, è opera del Moroni (1626). Altre importanti opere pittoriche sono conservate in fondo alla chiesa, come le tele del Donzelli e del genovese Lambro. Stupenda la tribuna seicentesca dell'altare maggiore, interamente intagliata, come gli stalli del coro della stessa epoca.
Parrocchiale di Santa Maria Assunta
Via Borromeo
24060 Ranzanico (Bg)
 Poco tempo dopo la separazione della parrocchia dalla chiesa madre di S. Lorenzo in Mologno, nel 1476, l'antica chiesa parrocchiale di Ranzanico era stata dedicata a Santa Maria Assunta. Questa non è l'attuale chiesa, anche se ne conserva la dedicazione e forse l'ubicazione, essa andò infatti distrutta, per qualche evento imprecisato, probabilmente nel XVIII sec. L'attuale chiesa parrocchiale risale al 1786, ampliata nel 1897, fu consacrata nel 1901. Di particolare pregio artistico sono una "Madonna del Rosario", un "Battesimo di Cristo" e una "Vergine con Santi Carlo e Giacinto" attribuiti a Iacopo Palma il Giovane, una "Annunciazione", proveniente dall'oratorio di S. Bernardino, attribuito attualmente al Sameggia. All'atto della consacrazione della prima parrocchiale, esistevano due oratori campestri: quello dedicato ai SS. Fermo e Rustico e quello di S. Bernardino, entrambi collocati sull'antica direttrice per Endine.
Chiesa di San Bartolomeo
Viale Rimembranze
24069Trescore Balneario (Bg)
 Il primo documento di cui si ha notizia che attesti l'esistenza della chiesa risale al 1413. L'abside originariamente disposta verso oriente, mostra alcuni affreschi del secolo XV, riscoperti dopo un restauronel 1953. Uno di essi reca un'iscrizione funebre con la data del 1473; mentre qualche graffito, non ben leggibile, sembra risalire al trecento. Nel 1727 viene stravolto l'orientamento: al posto dell'altare maggiore viene posizionata la porta, sopra la quale si colloca una balaustra con passaggio dietro al vicino palazzo, viene costruito il campanile a lato della sacrestia e collocata una pala con la raffigurazione del martirio di San Bartolomeo apostolo, di un anonimo pittore della metà del Seicento. Sul presbiterio si trovano due ovali raffiguranti Tobia con l'angelo e Giobbe, racchiusi in cornici originali dorate e di buona fattura; un pittore ignoto del XVIII secolo ha invece dipinto la Sacra famiglia. Nella parete di destra troviamo il monumento funebre alla nobile Silvia Adelasio Celati, fondatrice dell'orfanotrofio, aperto nel 1863 dalle suore dette di Maria Bambina. A loro si deve il simulacro di Maria Bambina, collocato in una nicchia appositamente ricavata nella parete di sinistra. Sulla facciata sono due dipinti, protetti da grate, con le immagini della Madonna e di San Giuseppe.
L'antica parrocchiale di San Giorgio
Via Battisti 28
24060 Zandobbio (Bg)
Tel. 035/940389
 L'antica parrocchiale di San Giorgio, la cui struttura romanica si può far risalire attorno al Mille, presenta un soffitto a due archi, con la parte maggiore verso sera ed una laterale verso il paese. É dotata di un bel pulpito e di un tabernacolo che risale al 1573, come riporta l'iscrizione "1573 R.D.P.B.A. Hier Canianus faciendum curavit". La sacrestia, che immette direttamente nel presbiterio, divenne nel 1813 la cella mortuaria dell'attiguo cimitero. Sulla parete interna dell'abside sono visibili affreschi in tardo stile bizantino, attribuibili al X/XI secolo. Nel 1961, durante alcuni lavori di restauro, furono portati alla luce delle lapidi sepolcrali ed alcune iscrizioni, dipinte o graffiate, dei secoli XV e XVI. Degno di nota è anche il campanile a bifore che sfida da secoli i venti della conca di Zandobbio.
Il borghetto di Molini di Colognola
24060 Casazza (Bg)
 Sul fondovalle, lungo un canale derivato dal Cherio, venne fondato un insediamento fortificato ed a carattere produttivo, che costituisce il nucleo medievale più originale ed interessante della zona giunto fino a noi. La produzione fu legata alla presenza dell'acqua e si pensa furono realizzati almeno due mulini, con edifici di servizio annessi.
 Nel 1482, dopo oltre due secoli di vita del nucleo, i mulini, entrambi a due ruote e quattro mole, lavoravano cereali e legumi. L'evoluzione edilizia del complesso, oltremodo intricata, prende avvio dalla fondazione dell'impianto, formato probabilmente da due cortine di edifici contrapposte e collegate da una cinta muraria, e vede il progressivo infittimento del tessuto edilizio, dapprima negli spazi liberi lungo il perimetro e successivamente, a causa della privatizzazione, nelle aree centrali, forse in origine destinate a corte comune. La parte maggiormente conservata, il corpo est, presenta elementi architettonici dai caratteri talvolta inconsueti, come ad esempio le lavorazioni a rilievo su alcune porte che fanno propendere per una datazione ai primi decenni del XIII secolo
Parrocchia, piazza Papa Giovanni XXIII, 7
24060 Monasterolo del Castello (Bg)
Tel. 035/814555
 Caratteristiche percorso: questo itinerario, che si sviluppa in 3 tappe (Monasterolo, Gaverina Terme e Vigano S. Martino) è un viaggio alla scoperta delle opere della famiglia Fantoni; I Fantoni furono una famiglia di scultori ed intagliatori, originaria di Rovetta, operante dal secolo XV al XIX e attiva principalmente nel bergamasco. Andrea, primogenito di Graziosi, capobottega già dal 1682, perfezionò l'organizzazione gerarchica del lavoro; egli fu l'esponente più importante della famiglia, riuscendo a fare convivere la severità dell'impianto iconografico con una raffinata fantasia decorativa. Il nostro percorso alla scoperta dell'arte della famiglia Fantoni inzia a Monasterolo. Il tema della Pietà, assieme ai Compianti o Sepolcri, ricorre nella scultura fantoniana dal 1690 al 1781 ed è caratterizzato dalla struttura a composizione piramidale che permane con iconografia sostanzialmente invariata. Nella parrocchiale di Monasterolo è il gruppo scultoreo della Pietà, attribuito ad Andrea Fantoni; in legno policromo, è ottimamente conservato e inserito in un'ancona marmorea con colonnine tortili. Anche il medaglione di marmo bianco sul paliotto dell'altare maggiore è di Andrea Fantoni; si tratta di un bassorilievo raffigurante l'adorazione dei pastori, avente sullo sfondo architetture classicheggianti e ai lati due cherubini. Ora ci trasferiamo alla parrocchiale di Gaverina per ammirare l'altare maggiore del Fantoni. Il ciborio tardo-seicentesco, è in legno policromo con preminenza di dorature, ha la forma di tempietto; è arricchito da colonnine tortili, decorate con tralci, da santi nelle nicchie e sullo sportello del tabernacolo e da un'ultima cena in bassorilievo. Nel repertorio fantoniano è ricorrente il ciborio, simile a quello di Gaverina, con il Cristo Risorto posto a coronamento. Ed eccoci a Vigano San Martino dove visitiamo l'interno della parrocchiale, dedicata a san Giovanni Battista, di notevole interesse quale caratteristico esempio di spettacolarità barocca; ha infatti il pregio di una particolare coerenza stilistica complessiva, rimarcata dagli stucchi illusionistici degli altari laterali, dei marmi e dagli intagli in legni policromi. Questa chiesa, benché di modeste dimensioni, conserva intatte caratteristiche di originalità. L'altare maggiore e il ciborio sono opera fantoniana del 1762, in discreto stato di conservazione. Il primo è in marmo con tarsie policrome e madreperla su fondo nero, mentre il secondo, trattato a finto marmo, ha colonnine con capitelli corinzi e statuette lignee allegoriche con il Cristo risorto alla sommità; due angeli adoranti laterali sono ora collocati in sacrestia. Pregevoli anche altre opere lignee presenti, tra le quali spicca il Crocefisso dell'altare laterale e il pulpito che ricalca un modellino presente nel museo fantoniano di Rovetta; purtroppo su tali opere non vi sono ancora studi ed attribuzioni certe.
Itinerario degli artisti: Lorenzo Lotto a Trescore
24069 Trescore Balneario (Bg)
Caratteristiche percorso: nell'oratorio potranno entrare al massimo 25 persone ogni 40 minuti.
Orari apertura:visite in date e orari da concordare tramite prenotazione obbligatoria presso l'ufficio I.A.T. Pro Loco di Trescore (035.944777 )
 La chiesa dedicata alle Sante Barbara e Brigida, all'interno del parco della villa Suardi, è stata costruita per volontà dei cugini Giovan Battista e Maffeo alla fine del secolo XV e, nel 1524, fu interamente affrescata da Lorenzo Lotto, ad eccezione dell'abside (che è opera anonima, ma di importanza notevole per la storia dell'edificio e della famiglia di Giovan Battista Suardi che vi è ritratta). Il pittore venne a Trescore chiamato direttamente da Giovan Battista, uno degli ispiratori dei soggetti per le tarsie del coro di S. Maria Maggiore di Bergamo, ai quali il Lotto stava in quel tempo lavorando; nella chiesa parrocchiale di Trescore Balneario dipinse anche una cappella con le storie di S. Rocco, andata purtroppo distrutta nel XVIII secolo.
 La parete di sinistra della chiesa di Villa Suardi, ha come protagonista S. Barbara, protettrice dalla morte improvvisa. Un susseguirsi di scene illustra la storia della santa, il suo rifiuto del matrimonio impostole dal padre, i processi e la carcerazione, i supplizi e la morte ad opera del genitore: il tutto con ricchezza di personaggi, di architetture, di colori. Ai lati sono raffigurati alcuni eretici dei primi secoli del cristianesimo, contro i quali hanno scritto e polemizzato i dottori della Chiesa (in particolare S. Gerolamo e S. Ambrogio), presentati, con la Madonna ed altri Santi, nei giragli formati dai tralci che partono dalle dita del Cristo-vite al centro della parete.
 "Ego Sum Vitis, Vos Palmites": la frase evangelica si legge sopra la grande figura e più in alto l'iscrizione, oggi illeggibile ma conosciuta, che ricordava committenti, autore e data di esecuzione. Sul fondo, S. Maria Maddalena nutrita con l'Ostia consacrata, e S. Caterina martire di Alessandria d'Egitto. L'intero ciclo di affreschi, le tematiche, i simbolismi, sono un'efficace sintesi della predicazione contemporanea contro i rischi della riforma protestante (che aveva particolarmente attaccato il primato del Papa, il culto della Madonna e dei Santi, la presenza reale dell'Eucarestia), di cui erano diffusori gli eserciti tedeschi che periodicamente invadevano il territorio della Valle Cavallina.